COMELICO, appunti sulla storia archeologica e sui ritrovamenti
(Ultimo aggiornamento 16 aprile 2020) G. Zandegiacomo S.
L’archeologia in Comelico ha una storia breve ma che comincia a lasciar intravedere notevoli sviluppi. Fino a non molto tempo fa si diceva che i primi esseri umani si fossero insediati nel 1000 D.C. Ora sappiamo, grazie alle ricerche di Piergiorgio Cesco Frare e Carlo Mondini, che ci sono almeno sei siti del Mesolitico ( 10.000-8.000 a.C.) in zona; Giò d’Olmi (Visdende), Coltrondo (Comelico Superiore), Spina 1 e 2 (Comelico Superiore), Costone della Spina di Londo (Comelico Superiore), Col della Crodatta (Comelico Superiore). Inoltre un recente studio sulla torbiera di Coltrondo ha concluso che ci sono deboli segni della presenza umana fin dall’età del bronzo ma che poi si rafforzano dal VI secolo a. C. fino ad essere indiscutibili dal 50 a. C. Dal 50 a. C. sono certe le attività minerarie nella zona ! Un’analisi che cambia completamente il quadro del popolamento. Le prove archeologiche sono molto più scarse ma si cominciano ad avere riscontri. Prima la scoperta di muri e terracotta del V-VII d. C. accanto alla chiesa di Santo Stefano di Cadore e poi i resti della fortificazione in legno sul passo Monte Croce Comelico del III-V d. C.
Già Alessio De Bon sosteneva che ci fosse una strada romana attraverso il passo Zovo e il passo di Monte Croce Comelico, che poi scendeva a Sesto e si biforcava verso la Pusteria e Aguntum. Sono stati esaminati con la dendrocronologia (datazione mediante studio degli anelli del legno) i tronchi usati per drenare l’acqua da una zona paludosa trovati dal De Bon ai tabià di Zancurto, tra Padola e Monte Croce Comelico; sono del I d. C. Un’altra via di comunicazione, probabilmente precedente all’età romana, potrebbe essere stata a Forcella Dignas, punto di valico più basso con l’Austria. Già il Fabbiani segnalava la presenza di solchi sulla roccia nei pressi della forcella ma non avendo prove della frequentazione umana prima del Medioevo in val d’Ansiei e in Comelico concludeva che si trattava di solchi lasciati dai carri che trasportavano il legname nell’Ottocento. In realtà in una carta geografica del 1700 scoperta da Gianni Pais, che però si rifà ad esemplari più antichi, è segnata una strada per forcella Dignas come “rotabile”, ossia adatta al passaggio di carri. Il fatto stesso che i confini del Comelico arrivassero fino alla sponda del fiume Gail (Zeglia), ben oltre lo spartiacque, fino all’Ottocento dimostra quanto fossero sviluppati i rapporti con la Gailtal. Ancora oggi ogni anno gli abitanti di Sappada si recano in pellegrinaggio alla Madonna di Luggau a piedi con anziani e bambini.