Archeologia bellunese, cronache di una quotidiana ricerca

LAGOLE – Chiusa la campagna di scavi 20218 con importanti ritrovamenti che presuppongono l’esistenza di un’area produttiva
di Eugenio Padovan

Visita con spiegazione da parte di Diego Battiston e Davide Pacitti della campagna di scavi 2019, finanziata da Magnifica Comunità di Cadore , Cariverona e Gruppo Archeologico Cadorino. In estrema sintesi, come hanno illustrato gli archeologi è stato un periodo di ricerca, molto proficuo, iniziato nell’ultima settimana di agosto e concluso il 4 ottobre scorso. Infatti, viene presupposto che siano emersi gli indizi di una possibile area produttiva per la lavorazione del bronzo. Ma andiamo con ordine. Certo, osservando la superficie analizzata stratigraficamente, non si notano strutture murarie od altro, che possano, in qualche modo, richiamare l’attenzione. Tuttavia i contenuti ci sono e importanti, almeno per aggiungere qualche altro elemento, a quelli degli anni scorsi, per intravvedere la configurazione della stipe votiva, racchiusa nei diversi metri quadrati di scavo, messi in luce, sfogliando strato dopo strato di quel settore.

Era, come noto, un santuario datato VI sec. a.C. IV sec. d.C. localizzato in un ambito di sorgenti d’acqua dalle proprietà curative. Ora a causa della natura del terreno, che è gessoso e quindi soggetto a cedimenti, le polle d’acqua che salgono dal sottosuolo, si possono vedere ed ammirare a poche centinaia di metri di distanza. Proprio a riguardo dello scorrimento delle acque, la prima cosa che colpisce sono alcuni metri di canaletta che discende, lungo il pendio, dal lato ovest dello scavo che denotano interventi di contenimento degli argini, ricavati nel terreno gessoso, con elementi di legno. Nell’approfondimento sono emersi altri piani di calpestio, più antichi, che contenevano ossa animali come mandibole di ovicaprini. Il primo tratto, di circa un metro venne scoperto nella prima campagna di scavi del 2014 con il ritrovamento di frammenti ceramici di età romana.

Da allora si è riacceso un nuovo interesse verso questo sito archeologico portato a notorietà mondiale grazie alla passione e indagini durate dal 1949 al 1963 che hanno visto protagonisti Giovan Battista Frescura (scopritore del sito), Enrico De Lotto e la Soprintendenza Archeologica del Veneto. Sempre lungo il lato ovest della canaletta è stata messa in evidenza una delle trincee di scavo di Giovan Battista Frescura. Elemento di sicura rilevanza che sottolinea come avesse ragione Enrico De Lotto nell’auspicare, nel 1961, nella presentazione della pubblicazione “Una divinità sanante a Lagole (Calalzo di Cadore) nel III sec. a.C.” la realizzazione di uno scavo radicale per mettere in piena luce la stipe votiva, che tanto interesse ha suscitato in Italia e nel mondo.

Va rammentato, senza dimenticare i decisivi interventi di questi anni del sindaco di Calalzo e on. Luca De Carlo, Cariverona e Magnifica Comunità di Cadore come i risultati più importanti di questo 2019 siano derivati proprio dal contributo finanziario del Gruppo Archeologico Cadorino che ha consentito di allungare il periodo di scavo. E’ una ulteriore dimostrazione della validità del volontariato nell’intervenire a sostegno della ricerca e scoperta dell’antica storia cadorina. Di qui le analisi stratigrafiche sul lato sud-ovest dell’area (non indagata dal Frescura) con il rinvenimento di buche strutturate con argilla contenenti elementi di bronzo come lamine, resti di fusione, carboni, frammenti di anfore ed altro che non è stato reso noto. Tutti segnali che indicano la probabile esistenza di un settore dove potevano svolgersi attività produttive connesse con la lavorazione dei metalli. Quindi, pure dotato di unità abitative stabili.

Ma siamo nel campo delle ipotesi, seppur con basi concrete derivanti dalla concentrazione dei reperti bronzei tipici dei santuari dove potevano abitare stabilmente anche artigiani dediti alla produzione di ex voto dedicati alla divinità invocata, per ottenere la guarigione di qualche malanno. Visto che siamo in età romana questa era Apollo del quale si possono ammirare, grazie ai ritrovamenti di Frescura, diversi raffinati bronzetti al MARC (Museo Archeologico Cadorino) di Pieve di Cadore Ora si tratta sicuramente, di proseguire le indagini per ottenere delle risposte ai quesiti che sono emersi e, più in generale, per avere un’idea complessiva della configurazione del santuario. Della quale si incominciano ad intravvedere i primi segni, partendo da un tratto di canalizzazione per il deflusso delle acque .