Il Gruppo Archeologico Cadorino organizza per domenica 24 maggio 2015 una gita in Slovenia a Caporetto (Kobarid) e Tolmino (Tolmin)

Con il seguente programma:
ore 6:00 partenza da Auronzo, piazza Vigo; 6.30 piazzale delle corriere di Tai. I partecipanti
saranno raccolti lungo il percorso previo accordo al momento dell’iscrizione
ore 10:00 arrivo a Caporetto (Kobarid) via Udine/Cividale con breve sosta in autogrill
ore 10:00-10:30 visita al’Ossario Italiano dove riposano i resti di 7.760 soldati italiani

A questo punto, a causa del tempo limitato a disposizione, ci divideremo in due gruppi:
_un gruppo visiterà il museo della Grande Guerra di Caporetto (visita guidata di un’ora e mezza circa);
_il secondo gruppo visiterà il sito archeologico di Tonovcov grad, situato su un’altura a nord di Caporetto, raggiungibile in autobus e con un percorso a piedi di una decina di minuti. Visita guidata di un’ora e mezza circa (sentiero in salita: munirsi di calzature comode);
Ci daremo appuntamento al centro di Caporetto verso le ore 12.00 per proseguire insieme nel programma della giornata:
ore 12:00-14:30 trasferimento a Tolmino e pranzo presso il ristorante Rutar
ore 14.30-16:30 visita al museo di Tolmino / ricco patrimonio storico, archeologico ed etnologico
dell’Isontino
ore 16.30-19:00 trasferimento a S. Lucia di Tolmino (Most na Soči), percorso storico culturale e area archeologica
ore 19:00 partenza per il rientro con arrivo a Tai verso le ore 22:30 e in Auronzo alle 23:00

Accompagnatore d’eccezione per l’intera giornata il dr. Miha Mlinar, archeologo e curatore del museo di Tolmino.

Museo di Caporetto (Kobarid)
L’esposizione simbolica introduce il visitatore nel tema della mostra permanente corredata di carte geografiche che rappresentano i fronti aperti in Europa durante la prima guerra mondiale e le modifiche dei confini politici apportate a guerra finita. Vi sono esposte bandiere, ritratti di combattenti di svariate nazionalità e le pietre tombali recuperate nei cimiteri militari dell’Alto Isonzo.
Anche le sale di Kobarid (Caporetto) del 1. piano (n.1,2,3) sono dedicate a questo tema: vi è rappresentata la millenaria storia di Kobarid (Caporetto) che essendo sorto all’incrocio delle due vallate dell’Isonzo e del Natisone che mettono in comunicazione il Friuli con la Carinzia, fu proprio a causa della sua posizione teatro di molteplici scontri e guerre. Nella piazza di Kobarid (Caporetto) la bandiera fu cambiata per ben dieci volte nel corso dell’ultimo secolo. I visitatori trovano in queste sale molte informazioni di cui possono avvalersi soprattutto durante il percorso dell’itinerario storico e la visita del sito archeologico tardo-antico del Tonocov grad.
La collezione dedicata al fronte isontino è esposta nella Sala del Monte Nero, nella Sala bianca, nella Sala delle retrovie, nella Sala nera e al secondo piano con la caverna.
La sala del Monte Nero rappresenta il periodo iniziale degli scontri lungo l’Isonzo avvenuti dopo l’entrata in guerra dell’Italia del 24 maggio 1915. Gli alpini italiani conseguirono la prima brillante vittoria del fronte isontino con la conquista della cima del Monte Nero (2244 m) strappato dalle mani dei difensori ungheresi.
Al centro di questa sala è collocata una riproduzione plastica su scala 1:1000 del Krn (Monte Nero, della Batognica (Monte Rosso) e delle cime limitrofe.
La sala bianca ha per tema le sofferenze patite dai soldati che fecero la guerra in alta montagna per ben ventinove mesi. Nessuno certamente ebbe prima della partenza la benché minima idea di ciò che avrebbe vissuto là. I soldati austro-ungarici passarono prima dieci mesi di scontri armati nelle pianure del fronte russo e nei Balcani mentre la maggior parte dei soldati italiani non era mai stata al fronte. Al duro ambiente delle montagne carsiche si aggiunsero altre difficoltà e vittime dovute agli inverni in cui lo spessore della neve fu di cinque, sei e più metri ancora, ai trasporti attraverso le Alpi Giulie, ecc.

La sala delle retrovie descrive anche come la zona delle retrovie del fronte isontino sia diventata un vero e proprio formicaio di centinaia di migliaia di soldati ed operai dislocati lungo la linea compresa tra il Rombon ed il golfo di Trieste. Il congegno militare di ambedue gli eserciti andava chiedendo con un continuo crescendo posizioni blindate, strade, acquedotti, funicolari, ospedali, cimiteri officine, case di tolleranza, ecc.
Retrovie – parola magica. Riposo, dormite, acqua, cibo, fine della paura, divertimento…..tutto in attesa di ritornare nelle trincee.
Nella Sala nera – la sala del monito si conclude la descrizione della guerra di posizione protrattasi per 29 mesi lungo l’Isonzo. L’assurdità degli eventi di cui furono teatro per interi 28 mesi le montagne dopo la conquista del M. Nero, è espressa dai ritratti degli alpini immersi in preghiera prima di andare in battaglia, dalla porta d’ingresso di una prigione militare italiana, dall’affusto di un cannone abbandonato su una rovina di sassi e rottami di ferro e dalle fotografie disposte nella parte superiore a rappresentare gli orrori della guerra. Fallirono tutti i successivi attacchi italiani contro le munite posizioni austro-ungariche. Solo dopo la comunicazione delle gravi perdite subite al fronte fu possibile la ritirata sulle posizioni di partenza. Nell’edificio in cui si trova attualmente il museo, ebbe sede il tribunale militare italiano.

Al secondo piano è esposto il materiale riguardante l’evento conclusivo del fronte isontino, la 12. battaglia dell’Isonzo, nota con il nome di battaglia di Caporetto. Le unità scelte tedesche ed austro-ungariche lanciarono il 24 ottobre 1917 una controffensiva, cogliendo di sorpresa il comando italiano, nel territorio montuoso dell’Alto Isonzo. Esse non conseguirono soltanto la vittoria essendo ricorse ad una nuova tattica di guerra, bensì spostarono anche le operazioni belliche all’interno dello stato italiano. I preparativi di quest’offensiva furono per gli attaccanti eccezionalmente laboriosi, infatti dovettero trasportare ai piedi delle montagne e nel breve spazio di tempo di poco più di un mese il materiale occorrente caricato su ben 2400 treni e gli uomini che furono poi trasferiti al di là delle catene montuose nella valle isontina. Una riproduzione plastica di 27mq che rappresenta l’Alto Isonzo su scala 1:5ooo illustra ai visitatori del museo la portata di quest’operazione mentre gli spostamenti e gli schieramenti delle unità combattenti sono riprodotti su grandi carte geografiche.
Una ricca collezione di fotografie illustra i preparativi e lo svolgimento della battaglia: si tratta di fotografie originali riprese soprattutto nella seconda metà dell’ottobre 1917 e nei primi giorni della battaglia, tuttavia la testimonianza più ampia riguarda gli eventi della piana di Bovec (Plezzo) e l’attacco lanciato con mine a gas dai Tedeschi contro le unità della brigata Friuli, l’avanzata della 12. divisione salesiana da Tolmin (Tolmino) verso Kobarid (Caporetto) e dell’unità guidata dal primo ten. Erwin Rommel lungo i versanti del Kolovrat alla conquista della cima del Matajur.
Una proiezione filmata di 20 minuti presenta una descrizione più dettagliata degli eventi. Altrettanto vale per la riproduzione sonora della lettera scritta al padre da un soldato collocato nella “caverna italiana” scavata sul massiccio del M. Nero. Il contenuto della lettera e l’accompagnamento musicale costituiti dalla popolare canzone friulana “Stelutis alpinis”(stelle alpine) toccano nel vivo l’animo dei visitatori inducendoli a meditare sulle angustie e sofferenze umane vissute dai soldati di ambedue gli schieramenti.

Ossario Italiano:
Il più grande ossario dei soldati italiani, caduti durante la prima guerra mondiale, nell’odierno territorio sloveno è sistemato intorno alla chiesa di sv. Anton Padovanski (S. Antonio di Padova), sul colle Grič sopra Caporetto. Una strada asfaltata vi porta dal borgo sottostante. La strada è segnata dalle stazioni della Via Crucis che parte da dietro il portale vicino alla piazza centrale di Kobarid (Caporetto). In cima al colle c’è una spianata. Più in alto, tra le arcate di pietra, si innalzano le scale che conducono alle singole terrazze che formano un ottagono. Verso la cima si ristringono a piramide. Su due terrazze, in vari compartimenti si trovano nicchie con le spoglie dei soldati italiani caduti. Le nicchie sono chiuse da lastre di marmo verdastro, con riportati sopra il nome, il grado e l’eventuale decorazione dei singoli caduti.
Ad est della chiesa sorgono quattro lastre tombali militari, trasportate qui dal cimitero di Bovec. L’ossario è frutto della sistemazione dei cimiteri militari voluta dall’Italia, ed è l’unico in Slovenia, poiché tutti gli altri resti degli italiani furono traslatati agli ossari di Redipuglia e Oslavia. L’ossario fu progettato dall’architetto Giovanni Greppi, le sculture sono ad opera di Giannino Castiglioni. Presenziò la grandiosa inaugurazione del 18 settembre 1938 anche Benito Mussolini. Nell’ossario riposano i resti di 7760 soldati italiani (di cui 2748 ignoti). I caduti furono trasportati dai cimiteri militari dell’alto Isontino (Drežnica, Drežniške Ravne, Gabrje, Kamno, Smast, Bovec). I resti dei militi ignoti riposano in gruppi di 500 sotto gli archi ai lati degli scaloni principali.


Tonovcov Grad:
Porta questo nome una scoscesa altura rocciosa che si trova nei dintorni di Caporetto. Grazie alla sua posizione naturalmente difesa accolse attraverso i secoli vari insediamenti risalenti ad epoche diverse comprese tra l’età del rame ed il Medioevo.
La massima prosperità fu raggiunta in età tardo romana e tardo antica, nel periodo fra il IV ed il VI secolo d.C. Alla fine del V sec fu costruito sull’altura un centro abitato con più di venti edifici abitativi ed alcune chiese.
I ruderi degli edifici in ottimo stato di conservazione ed i ricchi reperti collocano il castello tra i più importanti insediamenti elevati tardoantichi delle Alpi orientali.


Tolmino (Tolmin):
città dalla quale trae il nome l’intera provincia, è il centro piu grande dell’Alto Isonzo ed anche il centro economico, culturale ed amministrativo della vallata. E’ un luogo soleggiato sulla terrazza che sormonta la confluenza della Soča e della Tolminka.
La Tolminska è noto nella storia come terra di tumulti. Documenti medievali testimoniano di un’intera serie di rivolte di contadini, che si concluse con la grande sommossa di Tolmin del 1713. Quest’ultima partì dalla Tolminska e si diffuse nel Goriziano, sulla Brda (Collio) ed oltre il Kras (Carso) fino all’Istria settentrionale. L’insurrezione fu soffocata dall’esercito imperiale, undici capi-rivolta furono decapitati.
Durante la prima guerra mondiale, Tolmin fu il punto di partenza del vittorioso sfondamento del fronte sull’Isonzo. La storia del luogo è rappresentata in modo pittoresco nel Museo di Tolmin.

Museo di Tolmino, ospitato dall’ex maniero Coronini nel centro di Tolmin, conserva il ricco patrimonio culturale dell’Isontino. Nella mostra stabile »Depositi della storia dell’Isontino« spiccano eccezionali reperti di Most na Soči, risalenti soprattutto alla prima età del ferro, nonché illustrazioni della rivolta contadina del 1713.
Esso vanta un ricco patrimonio etnologico ed archeologico. Oltre all’attraente rappresentazione della cultura abitativa nella Tolminska sono illustrate anche la ricca storia e la vita degli abitanti, compresa la lotta per gli antichi diritti culminata con la rivolta dei Tolminotti.

 

Most na Soči è situata su una lingua di terreno roccioso nel punto di confluenza tra la Soča e l’Idrijca, che con i letti dei loro fiumi, intagliati profondamente nelle gole rocciose, offrivano all’abitato un’eccellente protezione difensiva. Oggi, a causa della diga della centrale idroelettrica HE Doblar, i letti sono inondati, mentre a valle dell’abitato si estende il lago, attrazione per pescatori e visitatori, che provano piacere nel passeggiare sui facili sentieri ordinati dai quali si gode un bel panorama.
A Most na Soči sono state scoperte oltre 7000 necropoli diverse – questa località si inserisce, a livello europeo, tra i più importanti insediamenti della preistoria. I ricchi ritrovamenti risalgono dalla prima età del bronzo fino al periodo romano, ma la maggior parte appartiene alle comunità dell’età del ferro, da cui hanno tratto il nome di “cultura di Santa Lucia”. I ritrovamenti sono esposti nei musei di Vienna, di Trieste e di Tolmino.