Il Gruppo Archeologico Cadorino organizza per domenica 7 ottobre 2018 una gita a
COMACCHIO E MUSEO DELTA ANTICO VALLI DI COMACCHIO E POMPOSA

con il seguente programma:

-ore 6.00 partenza da Auronzo piazza Vigo con arrivo a Tai alle ore 6.40 (tappe a Lozzo, Domegge, Vallesella Henry bar, Calalzo Marmarole, Pieve centro, Tai piazzale Dolomiti)
-ore 9.30 arrivo a Comacchio e visita libera alla città
-ore 10.45 trasferimento in pullman all’imbarcadero (15 km) e imbarco ore 11.00
-ore 11.30-13.10 escursione in barca nelle Valli di Comacchio con guida ambientale
-ore 13.15 rientro a Comacchio dove è in corso la SAGRA DELL’ANGUILLA
-ore 13.30 pranzo libero (stand gastronomici con degustazione di piatti a base di anguilla e di pesce di mare e di valle)
-ore 15.30-17.30 visita guidata al nuovo Museo DELTA ANTICO che illustra la storia del territorio e degli insediamenti umani nell’antico delta del Po. In esposizione il prezioso carico della nave romana di Comacchio, un’autentica Pompei del mare, uno spaccato del mondo globalizzato dell’impero romano
-ore 17.45 partenza per Pomposa (18 km)
-ore 18.15 visita all’abbazia di Pomposa (IX secolo, una delle più importanti di tutto il Nord Italia)
-ore 19.00 rientro con arrivo a Tai alle 22.30 e in Auronzo alle 23.00
Direzione tecnica: Piazza Tiziano Agenzia Viaggi – Pieve di Cadore

COMACCHIO E IL SUO CENTRO STORICO- Itinerario a piedi della città

Prossimo all’ampia distesa valliva, l’antico Rione San Pietro, si estende lungo il Canale Maggiore con le sue case strette e variopinte. Accoglie i ponti storici di San Pietro e dei Sisti, entrambi risalenti al Seicento, il settecentesco Ospedale degli Infermi dalla bella facciata neoclassica, oggi sede del Museo Delta Antico, e Palazzo Bellini (sede della biblioteca comunale e dell’archivio storico), prima di terminare con il Ponte degli Sbirri, all’incrocio di tre canali, appoggiato alle antiche carceri estensi.

Girato l’angolo, la prospettiva si apre su Piazzetta Trepponti. La storica Pescheria fa da quinta scenografica all’antico spettacolo di arte varia per la vendita del pesce, tredici banchetti di marmo, uno per ogni isola che compone la superficie della città. In fondo alla scena sta la porta d’ingresso per le barche che provenivano dal mare, teatro sopraelevato in cotto e pietra d’Istria: il seicentesco Ponte dei Trepponti, con cinque archi a sorreggere cinque scalinate sopra a cinque canali, voluto dal Cardinal Legato Giovan Battista Pallotta e disegnato dall’architetto ravennate Luca Danese negli anni Trenta del Seicento.

Al centro della città segnano l’incrocio tra il canale maggiore e la via principale, che attraversa l’abitato da est a ovest, congiungendo i ruderi dell’antico monastero di Sant’Agostino e Mauro al Santuario di Santa Maria in Aula Regia, la medievale Torre dell’Orologio e la Loggia del Grano, rifugio sopraelevato per le riserve di grano e spazio coperto per i commercianti che del XVII secolo vi hanno cercato riparo. 

Poco distante la seicentesca Chiesa del Rosario segna l’inizio del bel Rione del Carmine, antico e silenzioso, con i ponti del Teatro e Pizzetti, il ponte del Carmine posto di fronte all’omonima chiesetta. Entrambe le architetture religiose, risalenti alla prima metà del Seicento, custodiscono antichi tesori, tra cui si segnalano le cinquecentesche statue della Beata Vergine, portate in processione per le vie della città sino al secolo scorso.

Dalla Piazzetta Ugo Bassi, si intravede l’invadente mole del duomo cittadino dedicato a San Cassiano, martire cristiano del IV secolo d.C. Edificata sul finire del XVII secolo e aperta al culto nel 1740, la cattedrale appare imponente e maestosa, unica per il suo campanile dalla particolare base in pietra d’Istria.

Procedendo verso il Santuario di Santa Maria in Aula Regia, che accoglie la statua in terracotta della Vergine proclamata Madonna del Popolo durante la notte di Natale del 1619, si incontra il bellissimo porticato dei Cappuccini, la lunga via coperta da 143 archi edificati negli anni Quaranta del Seicento: sono questi 143 ex voto di ringraziamento alla divina protettrice della città per aver salvato le valli e i suoi frutti da una mortifera esondazione del Po, unitamente al destino della città intera.


STORIA

Comacchio è, sotto l’aspetto paesaggistico e storico, uno dei centri maggiori del delta del Po. Ha origine circa duemila anni fa, durante la propria storia fu assoggettata al potere dell’Esarcato di Ravenna prima, del Ducato di Ferrara in seguito, per poi tornare a far parte dei territori dello Stato Pontificio[5]. L’etimologia del nome è incerta (greco-latino cumaculum= “piccola onda”; “raggruppamento di dossi” in etrusco). La fondazione viene attribuita agli Etruschi, che erano già stanziati nel Delta del Po. Vicino a Comacchio si trovava infatti la città etrusca di Spina.

Sorta sull’unione di tredici piccole isole (cordoni dunosi litoranei) formatisi dall’intersecarsi della foce del Po di Primaro col mare, ha dovuto orientare il proprio sviluppo, sia sul piano dell’urbanistica sia su quello dell’economia, sull’elemento acqua. Il cristianesimo si diffuse a Comacchio provenendo dalla vicina Ravenna. Il primo vescovo della città di cui si ha memoria fu Pagaziano (menzionato nel 503 e nel 504). A testimonianza del periodo tardo-romano restano i monasteri di Santa Maria in Padovetere (nella Valle Pega) e Santa Maria in Aula Regia.

In seguito all’invasione longobarda, tutti i territori circostanti il Delta del Po furono perduti dall’Impero romano. Comacchio rimase l’unico centro commerciale della regione, continuando a ricevere i rifornimenti di olio e spezie dalle navi bizantine[6]. Nel 715 la città concluse un trattato di commercio con i Longobardi (nel capitolare vengono descritte le norme e le tasse a carico dei comacchiesi per poter esercitare il commercio del sale nelle regioni della Pianura padana sottomesse all’autorità longobarda). Successivamente la città fu conquistata da re Liutprando.

In epoca longobarda il territorio di Comacchio venne donato ai monaci di san Colombano, divenendo così un possedimento del grande Feudo monastico di Bobbio. I monaci vi allestirono il porto fluviale e svilupparono l’agricoltura e l’allevamento. Infine migliorarono lo sfruttamento delle saline, il cui sale era trasportato in tutto il nord d’Italia. In epoca carolingia le proprietà delle saline erano distribuite fra l’Abbazia di Bobbio ed i monasteri di S.Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, della Novalesa, Leno, San Sisto di Piacenza e del vescovado di Reggio Emilia.[7] Tra i secoli dal VI al IX Comacchio dispose di una delle più potenti flotte dell’Adriatico entrando direttamente in concorrenza con Venezia.[8] Nell’810 Carlomanno prese in prestito le navi comacchiesi per portare il suo attacco a Venezia[9].

Venezia non accettò la presenza di un’avversaria nella sua stessa area geografica[10]. Nell’anno 866 i veneziani occuparono Comacchio e la saccheggiarono per la prima volta. Nell’875 Venezia stessa fu minacciata dalle incursioni dei saraceni, i quali si scagliarono contro Comacchio, incendiandola.

Per ben cinque volte nell’Alto Medioevo Comacchio fu assediata e presa dalla Serenissima, finché passò sotto il dominio degli Estensi nel 1299.

Con l’esaurirsi della dinastia estense, nel 1598 ritornò sotto la giurisdizione della Chiesa, che la pose nella neonata Legazione di Ferrara. Comacchio fece parte dello Stato Pontificio fino al marzo 1860, quando i territori delle ex Legazioni furono annessi al Regno di Sardegna per effetto dei plebisciti.

Origini e Storia dell’Abbazia di Pomposa

L’Abbazia di Pomposa, una delle più importanti abbazie del Nord Italia, fu edificata nel IX secolo ed è uno splendido complesso situato all’interno del comune di Codigoro in provincia di Ferrara.

Sorge su quella che un tempo veniva chiamata l’insula Pomposiana e le prime notizie storiche di un’abbazia benedettina, più piccola rispetto all’attuale, si possono far risalire al IX secolo grazie a un frammento di una lettera che Papa Giovanni VIII invio all’Imperatore Ludovico. Altre fonti storiche attestano che già tra il VI e il VII secolo l’isola era abitata da un comunità monastica e il primo edificio venne fondato in epoca longobarda dai monaci di San Colombano che qui costruirono una cappella.

La datazione del nucleo più antico di questa abbazia è fissata tra il VII e il IX secolo. Nel corso dell’XI secolo subì interventi di ampliamento che portarono ad allungare la struttura aggiungendo due campate e l’atrio. Quest’ultimo presenta varie decorazioni di chiara impronta orientale come fregi in cotto, oculi, scodelle maiolicate e varie figure di animali dal valore simbolico e religioso. Negli oculi degli archi è rappresentato l’albero della vita.

Cosa vedere e visitare nell’Abbazia di Pomposa

Entrando nella chiesa si notano subito le tre navate, divise da colonne romane e bizantine. Pregevole è il pavimento di marmo realizzato in varie fasi comprese tra il VI e il XII secolo; in esso troviamo animali mostruosi, motivi geometrici, elementi vegetali e figurativi.

La visita all’Abbazia di Pomposa prosegue procedendo verso le pareti dove si aprono magnifici affreschi trecenteschi di scuola bolognese, con storie dell’Antico e del Nuovo Testamento e dell’Apocalisse eseguiti rispettivamente sulla fascia superiore, mediana ed inferiore.

Raggiungendo l’abside possiamo ammirare altri affreschi realizzati da Vitale da Bologna dove sono raffigurati il Cristo in maestà circondato da angeli e santi. Sotto sono rappresentati gli Evangelisti con i rispettivi simboli, Dottori della Chiesa e scene di vita di Sant’Eustachio inclusi la sua conversione e il martirio. A destra del Redentore è raffigurata, con un preziosissimo abito ricamato in oro, la Vergine Maria. Accanto a Lei il santo benedettino Guido mentre in primo piano sono presenti le sante Caterina, Orsola, Elena e Maddalena. Nel registro sottostante, inseriti negli spazi tra le finestre, troviamo invece San Martino di Tours e San Giovanni Battista.

Abbazia di Pomposa – Il Campanile

Alto ben 48 metri e mirabilmente decorato è il campanile annesso all’Abbazia di Pomposa, costruito nel 1063 in stile romanico-lombardo. Fu edificato utilizzando una tecnica architettonica classica di quel periodo, che vedeva l’inserimento, partendo dal basso, di monofore, bifore, trifore e quadrifore così da alleggerire il peso della torre e a propagare meglio il suono delle campane.

Abbazia di Pomposa – Il Refettorio e il Palazzo della Ragione

Il monastero è costituito dalla sala capitolare decorata con affreschi degli inizi del XIV secolo; il refettorio invece custodisce il più prezioso ciclo di affreschi dell’Abbazia di Pomposa probabilmente attribuito al Maestro di Tolentino.

Sempre nel refettorio su una parete è visibile l’affresco che raffigura, al centro, il Cristo tra la Vergine, San Giovanni, San Benedetto e San Guido, a sinistra l’Ultima Cena e a destra il miracolo di San Guido. Spostandoci nell’aula capitolare balzano agli occhi gli affreschi con S. Benedetto e i profeti, S. Guido con coppie di profeti e la Crocefissione.

Un altro edificio che consigliamo di visitare è l’interessante Palazzo della Ragione, dove in passato gli abati di Pomposa amministravano la giustizia.