Dall’Amico del Popolo del 24 ottobre 2019
Serata sugli scavi archeologici realizzati in Busa delle Vette
Nel 2014 il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha finanziato un progetto pluriennale di ricerca archeologica in Busa delle Vette, in Comune di Sovramonte, a 1.900 metri di quota, in uno degli scenari paesaggistici più belli del Parco. Le ricerche partono da un’idea di Piergiorgio Cesco Frare e Gabriele Fogliata (Arca – Gruppo Archeologico Agordino). Il progetto è realizzato su concessione e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso e le ricerche sono state condotte dal professor Fabio Cavulli e Annaluisa Pedrotti dell’Università degli Studi di Trento e dal dottor Francesco Carrer della Università inglese di Newcastle (Mc Cord centre for Landscape).
Le indagini archeologiche hanno permesso di raccogliere molti reperti, che consentono di spostare indietro nel tempo la frequentazione umana sulle Vette Feltrine a oltre 1500 anni fa. Gli scavi sono stati condotti all’interno e presso un antico complesso di recinti pastorali: muri in pietra a secco di forma circolare o quadrangolare, un tempo utilizzati per radunare il bestiame. Questi recinti sono presenti in varie zone delle Alpi e in alcuni casi, come questo di Busa delle Vette, possono risalire ad epoche molto antiche. Il progetto di ricerca è stato denominato UpLanD (Understanding the Evolution of Pastoral Landscapes in the Dolomiti Park) e ha l’obiettivo di ricostruire l’evoluzione dei paesaggi pastorali all’interno de Parco. Gli scavi, condotti nel periodo 2014-2018, hanno coinvolto numerosi studenti italiani ed inglesi, permettendo di raccogliere evidenze dell’occupazione umana in un periodo che va dalla fine dell’età romana all’epoca moderna. Una delle aree indagate in Busa delle Vette si presenta, secondo i docenti che hanno coordinato la ricerca, come un contesto unico per l’archeologia di montagna, non solo in ambito alpino. L’epoca tardo-antica e alto medievale è infatti scarsamente documentata nelle terre alte.
Inoltre, la ricchezza del complesso archeologico indagato è piuttosto inusuale per un contesto montano di questo genere. I numerosi dati raccolti permettono di fornire interpretazioni sull’economia di montagna delle Dolomiti Bellunesi all’inizio del Medioevo, aprendo nuovi interessanti scenari di ricerca per l’archeologia nei territori in quota.
Per presentare gli straordinari risultati di queste indagini il Parco ha organizzato una serata divulgativa aperta al pubblico, che si terrà venerdì 25 ottobre, a Feltre, presso la sala Ocri (in Via Negrelli 7, sopra la farmacia dell’ospedale) alle 18. Nel corso della serata sono previsti interventi di: Fabio Cavulli, Francesco Carrer, Piergiorgio Cesco Frare, Elisa Possenti, Lisa Martinelli e Mattia Curto.
Utensili in osso carne e pelli prodotti 1500 anni fa alla Busa delle Vette L’insediamento risale al periodo tardo romano Cavulli dell’università di Trento: «Cerchiamo la preistoria»
Dal Corriere delle Alpi del 26 ottobre 2019
Salivano e scendevano dalla valle di Lamen per raggiungere l’insediamento in Busa delle Vette o per portare i loro prodotti, carne pelli e utensili in osso, agli “inurbati” di fondovalle, millecinquecento anni fa. Il sito archeologico a ridosso del Pavionet, dove le università di Trento e Newcastle lavorano da anni grazie a un finanziamento specifico dell’Ente Parco, unico ente in Italia che ha sostenuto ricerche di paleoantropologia, si è rivelato una miniera d’oro dal punto di vista dei ritrovamenti archeolologici che depongono per un insediamento tardoromano dedicato alla pastorizia e all’industria artigianale.
Lo stato dell’arte delle ricerche realizzate finora, sono state presentate ieri in sala Ocri nel corso di una conferenza aperta a tutti a cura di Fabio Cavulli e dell’università degli studi di Trento e da Francesco Carrer dell’università inglese di Newcastle. A introdurre il tema è stato Piergiorgio Cesco Frare che con Gabriele Fogliata del gruppo archeologico agordino Arca, ha cominciato a censire tutti i recinti in pietra a secco presenti nel territorio provinciale, dando un input alla ricerca.
Così nel 2014, il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi ha finanziato con 42 mila euro un progetto pluriennale di ricerca archeologica. Si è messa in luce la presenza di un nucleo stanziale di pastori, attrezzato di tutto punto per la vita quotidiana, per l’allevamento ovicaprino e per l’industria su osso.
Non pastori barbari, nonostante la datazione al radiocarbonio faccia risalire i reperti al 400 dopo Cristo, fra il quinto e il sesto secolo in prossimità alla caduta dell’Impero romano. Ma pastori tardo-imperiali, come dimostra il reperimento di una fibula di epoca romana.Il presidente dell’Ente Parco, Ennio Vigne, nel suo indirizzo di saluto, ha evidenziato l’importanza della divulgazione di queste ricerche «che partendo da Feltre saranno illustrate anche al resto della provincia, considerata l’eccezionalità dei ritrovamenti in un territorio, quello del Parco, visto ancora come un insieme di vincoli e invece del tutto aperto a indagini di tipo scientifico, come questa».
«Dai nostri riscontri possiamo affermare che il sito di Busa delle Vette, il più interessante dal punto di vista dei ritrovamenti, fu abitato per almeno cinquecento anni, dall’epoca tardoromana a quella altomedioevale fino al Medioevo maturo» hanno detto i docenti Fabio Cavulli e Francesco Carrer.
«Dall’analisi di residui organici siamo riusciti a ipotizzare anche il tipo di dieta alimentare e sarebbe interessante scoprire se si faceva anche lavorazione del latte».
La presenza di ceramiche, «evidentemente portate in quota dal fondovalle, da dove arrivavano anche cereali, legumi e frutta», di metalli e di una fibula o meglio gancio da vestito probabilmente del secondo secolo dopo Cristo, prospetta una datazione estesa dal secondo al quinto secolo. Con gli ultimi scavi che hanno messo in luce l’insediamento tardoromano, a ridosso della caduta dell’impero di Occidente, si chiude un ciclo. I dati raccolti permettono di fornire interpretazioni sull’economia di montagna delle Dolomiti Bellunesi all’inizio del Medioevo. «Il nostro obiettivo», non nascondono i due docenti di archeologia, «è quello di poter trovare anche la preistoria in questo sito, a partire dalla valle di Lamen». Laura Milano