Ritrovamento casuale nelle radici di un albero rovesciati –
gli studi della Sovrintendenza lo hanno datato a 3300 anni fa
Pieve di Cadore. – Il Museo Archeologico Cadorino di Pieve di Cadore ha un reperto in più: è stata consegnata al museo un’ascia dell’età del bronzo ritrovata casualmente da Mario e Alessandro De Bona, sono stati presentati anche gli studi relativi.
Davanti ad una sala della Magnifica affollata, Mario e Alessandro De Bona hanno raccontato come si è svolto il ritrovamento del tutto casuale dell’ascia.
«Era la primavera del 2017» racconta De Bona. «Stavo passeggiando nel bosco di Maias, quando abbiamo visto un albero rovesciato con le radici al vento. Guardando per comprendere il motivo dello sradicamento, ci siamo accorti che tra le radici c’era un pezzo di metallo. Lo abbiamo osservato da vicino e ci siamo accorti subito che era molto vecchio. Abbiamo capito che poteva essere un’ascia o un attrezzo simile. Abbiamo contattato il Museo di Pieve che ha confermato la preziosità del reperto. Con una breve cerimonia il reperto è stato consegnato alla Magnifica Comunità che si è impegnata di sottoporlo ad uno studio accurato. Così è stato ed ora l’ascia fa parte del Marc».
Contenti del nuovo reperto sia il direttore della rete museale Cadore-Dolomiti, Matteo Da Deppo, che l’archeologo Diego Battiston, che ha seguito tutto il percorso per arrivare alla consegna ufficiale. «La consegna dell’ascia da parte dei De Bona» ha affermato Battiston, «è stato un gesto di alto valore civico. Questo oggetto datato a circa 3300 anni fa, ovvero all’Età del bronzo permette di aggiungere un tassello alla storia del Cadore. Fino ad oggi poco si sa di quest’epoca nel nostro territorio, ma il ritrovamento ha portato l’interesse degli studiosi anche sul Cadore, territorio ponte tra la pianura veneto-friulana e l’Europa centrale. Il codice dei beni culturali prevede che, oltre alla Soprintendenza», ha aggiunto l’archeologo, «siano anche i sindaci ad avere un ruolo fondamentale nella tutela dei reperti rinvenuti casualmente. In Cadore abbiamo la fortuna di avere ben tre musei archeologici inseriti nella “rete museale Cadore-Dolomiti”, il cui comitato scientifico è ben lieto di poter aiutare chi segnala ritrovamenti e di segnalarli alla Soprintendenza competente. In poco più di un anno l’ascia è stata oggetto dei primi studi per la datazione e per inserirla in un ampio quadro storico di antichi rapporti tra la pianura e le Alpi Orientali. Ora il reperto è esposto al Marc e di questo risultato va dato merito a tutti coloro che ne hanno consentito lo studio e l’assegnazione al Museo».
18 Dicembre 2018, Corriere delle Alpi, Vittore Doro