Invito a escursione a Botestagno con Mario Ferruccio Belli 4 novembre 2104
Il Gruppo Archeologico Cadorino, il collaborazione con la Magnifica Comunità di Cadore, propone a soci, volontari dei musei e simpatizzanti per il pomeriggio di martedì 4 novembre 2014 un’escursione guidata a Botestagno, in Ampezzo, accompagnata dal dott. Mario Ferruccio Belli.
Programma:
_ ore 14:00 partenza da Pieve, piazzale del Tribunale, con auto proprie (cercheremo di spostarci con meno mezzi possibile). Incontro col dott. Belli a Cortina, presso il chiosco dei giornali a fianco della stazione delle autocorriere;
_ ore 15.00 si prosegue per Botestagno, piazzale della vecchia cantoniera. Visita ai resti del CASTELLO, raggiungibili in una decina di minuti per facile sentiero (si consigliano calzature adeguate);
_ dopo la visita al sito del castello – dove sono in corso degli scavi archeologici – visiteremo la collina di St. Hubertus, poco lontana, già dimora di caccia delle signore Anna Powers Potts ed Emily Howard Bury, che i soldati austriaci distrussero nei primi giorni di giugno 1915 perché non diventasse una posizione avanzata dell’esercito italiano;
_ ore 18.00 si riparte per Pieve, con tappa in pizzeria a Valle (per chi lo desidera)
Per motivi organizzativi, sarà gradita conferma di partecipazione. In ogni caso l’escursione è gratuita, aperta a tutti e senza obbligo di prenotazione.
In caso di maltempo l’escursione verrà rimandata ad altra data.
La rocca di Botestagno a nord di Cortina – duemila anni di storia in un’ora di passeggiata
Per la prima volta dunque la mitica torre che appare sugli stemmi del Cadore, abbinata a quella del castello di Pieve, racconterà i suoi segreti nelle parole di uno scrittore che sull’argomento ha scritto molte pagine. Il sito si trova a quota 1525 metri a picco sul torrente Felizòn nel punto in cui si immette nel Boite. La storia di Botestagno si riteneva iniziasse nel 1175 quando un nobile di Monguelfo vendeva la località ai conti da Camino. In realtà gli scavi archeologici dello scorso mese di settembre, sotto la direzione della Sovrintendente dottoressa Gangemi, hanno ritrovato ceramiche romane del primo secolo dopo Cristo. Questo significa che il sito era già abitato e, di conseguenza anche Cortina e questa parte del Cadore. Perciò la storia non solo di quel baluardo contro le invasioni, ma anche di Ampezzo e delle sue istituzioni regoliere, va interamente riscritta. Inaccessibile da tre lati obbligava chiunque proveniva dal Nord a passare attraverso alla sua cinta murata. Il suo periodo più glorioso è stato quello con i Patriarchi di Aquileia e poi, dal 1420, come sentinella della Serenissima Repubblica. Occupato dall’imperatore Massimiliano nel 1511 il castello è stato per i successivi due secoli e mezzo la dimora di un capitano e di un manipolo di soldati a fare la guardia e a riscuotere i dazi doganali sulle merci in transito. Non più una fortezza minacciosa ma tranquilla dimora di un nobile pusterese con la sua famiglia, tant’è che vi sono nati tredici marmocchi, molti dei quali battezzati nella cappella. Nell’Ottocento l’abbandono da parte di Vienna e la successiva distruzione. Un luogo ed un castello già simboli di guerra che tuttavia meriterebbero di essere più conosciuti, soprattutto in Cadore perché lassù i nostri antenati hanno riposto la loro fiducia. Nei giorni del lungo assedio durato dal 1508 al 1511 un capitano veneto aveva scritto a Venezia “che si tegnirà et non dubita”. Quando la sorte, non il valore delle armi ma il prezzo del tradimento ne ha cambiato il ruolo, i cadorini non l’hanno cancellato dalla memoria. Anzi, l’hanno voluto assieme al castello di Pieve anche sulla bandiera e negli stemmi, quali simboli di libertà e di pace.