La dott.ssa Federica Fontana e il suo collaboratore, dott. Davide Visentin, in occasione della conferenza: “Cacciatori preistorici nelle Dolomiti, primi risultati delle indagini archeologiche a casera Staulanza e nell’Alto Bellunese”, che ha avuto luogo presso la Biblioteca “E. De Lotto” di Calalzo di Cadore nel maggio scorso, avevano invitato i nostri soci e volontari a visitare lo scavo nei pressi di Casera Staulanza nella seconda metà di luglio.
Abbiamo quindi organizzato un’uscita diretta ai soci del Gruppo Archeologico e ai volontari dei musei della MCC, aperta anche a amici e simpatizzanti, per il pomeriggio di mercoledì 27 luglio 2016, con il seguente programma:
– ore 14.00 partenza da Pieve di Cadore, piazzale ex Pretura (in caso di posti liberi potremmo far salire
lungo il percorso eventuali partecipanti provenienti dalla Valle del Boite, previa telefonata);
– ore 15.30 arrivo a Forcella Staulanza – per passo Cibiana – e visita allo scavo;
– ore 16.30 partenza per Forno di Zoldo;
– ore 17.00 visita guidata al Museo del Chiodo di Forno di Zoldo;
– ore 18.30 partenza per il Cadore… dopo degustazione gelato di Zoldo;
– ore 19.30 arrivo a Pieve di Cadore
L’uscita prevede l’uso del mezzo proprio. Suggeriamo abbigliamento comodo e adatto ad un’escursione tra i prati in quota. (Malga Staulanza si trova ad un’altitudine di m. 1791). In caso di pioggia e conseguente sospensione dello scavo, l’escursione verrà rimandata di qualche giorno, con le stesse modalità.
Per motivi organizzativi sarà gradita conferma di partecipazione.
Museo del ferro e del chiodo – I ciodarot, antica professione zoldana
Per secoli il ferro è stato protagonista nella valle di Zoldo. Gli scavi nei pendii, il rumore dei magli e dei martelli e l’odore del fumo di carbone hanno segnato a lungo il paesaggio di questa montagne. Oltre ai numerosi toponimi di ascenza mineraria e metallurgica, il territorio non conserva più molti riferimenti diretti all’antico mestiere di lavorare il ferro e fabbricare chiodi, ma forte è il desiderio dell’intera comunità di raccontare la propria storia attraverso la memoria del passato. E’ proprio dai ricordi individuali e collettivi che si è voluto partire per ricostruire l’ultimo secolo circa di lavoro delle fusinèle, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
Un periodo che ha visto i fabbri locali specializzarsi nella produzione di chiodi e brocche da scarpe e poi il sucessivo, lento abbandono dei mestieri legati al ferro. Attraverso i ricordi dei testimoni indiretti di quel mondo si è cercato di gettare un po’ di luce sulla realtà umana e lavorativa dei ciodaròt.
Negùn fèa ben ciòdi come in Zoldo. La perizia dei chiodaioli era motivo di orgoglio per la gente del posto.