Il Gruppo Archeologico Cadorino, allo scopo di favorire una migliore e più diffusa conoscenza del patrimonio
culturale della nostra regione storica, organizza un ciclo di incontri sul tema:
 
“ARCHEOLOGIA E TERRITORIO, Un percorso tra Archeologia,
Storia antica e medievale della provincia di Belluno”
 
Il secondo appuntamento in programma dal titolo:
Col del Buson: un villaggio neolitico ed eneolitico alle porte di Belluno
si terrà martedì 14 aprile presso la biblioteca comunale di Calalzo con inizio alle ore 20:30
Relatore Carlo Mondini, Gruppo Amici del Museo di Belluno

Il sito archeologico Neolitico e dell’età del Rame del Col del Buson (Bolzano Bellunese-Belluno)

Circa 6000 anni fa, una delle prime comunità di pastori-allevatori della fine dell’età neolitica, pose il proprio insediamento sulla cima del Col del Buson, sfruttando strategicamente le difese naturali del colle completamente isolato, l’antico villaggio poteva essere infatti raggiunto solamente attraverso lo scosceso versante nord, facilmente difendibile da eventuali incursioni di altri gruppi umani ostili.

disegno di Fausto Tormen
Il sito è stato popolato nel Neolitico recente, nel Tardoneolitico e durante tutta l’età del Rame, da piccole comunità di allevatori-pastori-agricoltori. Il lungo perdurare insediativo ha avuto luogo, forse in maniera non continuativa ma con brevi abbandoni, per circa 2000 anni, da 6300 a 4000 anni dal presente; saltuariamente anche verso la fine dell’età del Bronzo, circa 3100 anni fa, nell’età del Ferro e durante l’inizio del medioevo. Il momento di maggior importanza del villaggio del Col del Buson, quello relativo all’età del rame, è documentato dal ritrovamento di un importante quantitativo di reperti di cultura materiale : manufatti e strumenti in selce, frammenti di vasellame in terracotta, strumenti in pietra levigata e in osso, una serie di strumenti e monili in rame, focolari, strutture insediative organizzate e ossa residui di pasto. Le indagini di scavo hanno portato alla luce migliaia di strumenti in selce, usati quotidianamente dagli antichi abitatori : lame e lamelle per tagliare e per scuoiare e macellare gli animali; grattatoi e raschiatoi per raschiare, piallare e grattare; bulini per incidere, perforatori per bucare pelli e legno; centinaia di punte di freccia da innestare su aste di legno per essere scagliate con l’arco; lame in selce usate come falcetti per la mietitura e la fienagione; alcune asce in pietra levigata, macine e macinelli per la molitura di cereali.
Straordinari anche i reperti in rame recuperati nello scavo: due ascie integre in rame (una di queste, un’ascia trapezoidale ad alette, similare e coeva a quella dell’uomo del Similaun), spilloni, spirali e vaghi di collana in rame (un centinaio di piccoli anelli), che rappresentano i primi strumenti e monili in metallo fabbricati dall’uomo preistorico.
Le ricerche di questi ultimi anni sono state improntate in particolare allo studio e definizione dell’organizzazione spaziale dell’insediamento che sembra costruito su terrazze e dove appaiono labili tracce, forse apprezzate solo dall’occhio esperto degli archeologi, di murettature a secco e di una capanna : indubbiamente la documentazione della più antica casetta bellunese.
Il sito è oggetto di indagini di scavo archeologico dall’anno 1999 per conto della Soprintendenza Archeologica per il Veneto, sotto la direzione scientifica del suo funzionario di zona dott.ssa Elodia Bianchin Citton, con l’apporto di operatori archeologi che si avvalgono del prezioso e fattivo contributo volontaristico degli Amici del Museo

Curriculum Carlo Mondini

Appassionato, ricercatore e studioso di archeologia preistorica.

Membro aggregato dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria.

Ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica del Veneto, per la provincia di Belluno, negli anni 1991-94 e 2003-2006

Ha individuato attraverso ricerche di superficie e segnalato, in collaborazione con A. Villabruna e Piergiorgio Cesco Frare, i principali insediamenti preistorici del Bellunese che hanno permesso la ricostruzione cronologica della storia più antica della provincia bellunese.

Ha collaborato come volontario con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e con il Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Ferrara ( settore Paletnologico) con i quali ha svolto le ricerche e le campagne di scavo preistoriche nel territorio bellunese : dal 1984 al 1987 scavi nel sito Aurignaziano di Monte Avena; 88-89 sito epigravettiano di Valcismon (Ripari Villabruna); dal 93 siti epigravettiani e mesolitici del Cansiglio; dal 99 al 2013 sito tardoneolitico e dell’età del rame del Col del Buson sotto la direzione scientifica della dott.ssa E. Bianchin Citton della Soprintendenza Archeologica del Veneto; sito mesolitico di Pian de la Lora con l’Università di Venezia e diversi altre campagne di scavo nella provincia bellunese organizzate dalla Soprintendenza.

Ha pubblicato numerosi articoli perlopiù di carattere didattico riguardanti sempre la preistoria bellunese sulla rivista: Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore, Le Dolomiti Bellunesi e su varie altre riviste locali; ha tenuto conferenze, convegni in provincia e in regione e lezioni sulla preistoria presso l’Università degli anziani e scuole di vario grado.

Collaborazione con la Soprintendenza nell’allestimento, presso il Museo Civico di BL, dell’attuale sala espositiva dedicata alla preistoria del territorio.