Dal Corriere delle Alpi del 4 marzo 2023
PIEVE DI CADORE
Il Cadore rende omaggio a Eugenio Padovan, l’archeologo bellunese scomparso nel novembre scorso a 77 anni, protagonista per molti anni delle battaglie per la valorizzazione e la conservazione dei beni archeologici rinvenuti nella provincia di Belluno. Lo fa con un incontro pubblico in programma sabato 18 marzo a Pieve di Cadore (con inizio alle 16) nel palazzo della Magnifica Comunità, dove converranno amministratori, collaboratori e amici, non solo per omaggiare il suo impegno con delle testimonianze e tracciare un ricordo, ma anche per rilanciare temi e parole d’ordine cari a Padovan, come la necessità che il territorio bellunese sia unito nel promuovere e proteggere le sue peculiarità storiche, culturali, sociali e paesaggistiche.
A organizzare l’incontro è la presidente del Gruppo Archeologico Cadorino (GAC) Giovanna Deppi, collaboratrice e amica di Padovan per molti anni, insieme alla Magnifica Comunità e ai Musei in Rete del Cadore. «È un’occasione importante e un omaggio doveroso, non soloper ricordare un amico che al Cadore ha dato molto per oltre 25 anni, con scoperte importanti prima ancora che nascesse il GAC», spiega Giovanna Deppi, «ma per il suo ruolo di interlocutore costante e di mediatore tra gli interessi del territorio bellunese e le istituzioni, a iniziare dalla Sovrintendenza».
Nel corso dell’incontro sarà proiettato un filmato con foto e commenti di Padovan, relativamente a un quarto di secolo di scoperte archeologiche in Cadore e in Comelico.
Scoperte e studi che riguardano anche altri luoghi della provincia bellunese, come l’Alpago. Così come Vittorino Cazzetta ha scoperto la sepoltura dell’Uomo di Mondeval (conservato nel museo di Selva di Cadore), così Padovan ha scoperto la situla dell’Alpago, “la sécia”, come la chiamava lui, oggi ancora conservata a Padova e per la quale, grazie al suo impegno e alla sensibilità delle amministrazioni dell’Alpago, esiste una ipotesi di restituzione alla sua terra di provenienza.
In uno dei suoi ultimi interventi sui social, Eugenio Padovan aveva ancora una volta ribadito come: «Di fronte ai grandi e importanti patrimoni archeologici del territorio e all’impegno comunale e del volontariato di farli conoscere e valorizzare, è necessario che le popolazioni locali imparino a partecipare rendendosi conto che si tratta di una ricchezza dalla quale possono discendere opportunità di crescita culturale e anche economica».
È questo il suo testamento culturale, non scevro di una grande passione e una punta di amarezza per la scarsa consapevolezza dei bellunesi riguardo alle grandi risorse e alle enormi ricchezze della loro terra. E di questa non facile eredità c’è chi cercherà di farsi promotore e continuatore.
EZIO FRANCESCHINI